Parliamo di...Pasta Polimerica (Polymer Clay) - Fimo & Co.

Salve a tutte...

oggi scopriremo che cosa  significa Polymer Clay e che cos'è.



Letteralmente significa 'argilla polimerica', un composto modellabile termoindurente fatto di particelle di PVC, ammorbidenti e pigmenti colorati.

Con 'termoindurenti' si intende che tali paste non solidificano all'aria ma solo mediante una cottura fra i 110° e i 150°, in un forno apposito e con molta attenzione a tempi e modi. Di per sè, infatti, non è un materiale nocivo ma i fumi sono tossici.
C'è da dire che negli ultimi anni sono state intensificate le ricerche per rendere il prodotto più ecologico e meno inquinante sia per l'aspetto del materiale che per l'utilizzo di energia.

L'azienda più famosa, la FIMO, ha creato il FimoAir Natural che contiene elementi più ecologici e non è termoindurente, infatti asciuga all'aria. Al momento si trova non facilmente, in pochi colori e in panetti con alta grammatura(56g è lo standard di un panetto piccolo, la FimoAir è venduta in 250-500g)


A proposito di ditte, spesso possiamo sentire chiamare la polymer clay : PC, Polyclay (nelle sue forme abbreviate) o con il nome delle marche più conosciute, per l'appunto FIMO, ma anche CERNIT, sculpey premo, kato polyclay, etc.

Ognuna di queste presenta caratteristiche simili con differenze di consistenza, colore e finitura che possono portare ad una scelta semplice in base alle nostre esigenze.

Personalmente ho usato due marche europee e molto conosciute in italia: il Fimo e il Cernit .
Vediamone insieme le caratteristiche
FIMO 
un pò di storia

FIMO: è la marca più antica, e sinceramente anche quella che prediligo. La nascita di questa specifica pasta è molto curiosa e ha inizio nel 1883 quando una giovane attrice tedesca di nome Katharina Simon conobbe Max Cruse, artista e scultore. Si sposarono ed ebbero sette figli. La giovane si appasionò alla creazione di bambole per le figlie. Eppure c'era il problema di riprodurre teste e volti. La primogenità Mimerle, detta Fifi, negli anni '30 inizio a sperimentare alla ricerca di un giusto impasto. Lo trovò, e non è troppo differente da quello odierno. Si trattava di una pasta per mosaici da indurire con il calore. Inizio una piccola commercializzazione finchè nel '64 incontro Eberhard Faber, uno dei fondatori della Faber-Castel. Lui se ne interessò, lo brevetto e iniziò a produrlo a livello mondiale.
 Il nome FIMO? Anche questa invenzione di Mimerle che univa la prima sillaba del suo nomignola da fanciulla all'uso per mosaici: FIfi MOsaic.


Si suddivide in 3 categorie principali:

Fimo Classic -  24 colori, molto stabile, adatto a lavori di precisione e canne millefiori
Fimo Soft -  24 colori, morbido e malleabile
Fimo Effect - 24 colori, consistenza del soft ma effetti particolari (dal marmorizzato al fluorenscente al glitterato al metallizzato a chi più ne ha più ne metta)
CERNIT: altra marca nota. Molto morbida, quasi collosa ma dalla bella finitura che ricorda la porcellana. E' facilmente mescolabile con i vari Fimo per ottenere altre sfumature e consistenze.

Cernit Number One - lucentezza di porcellana
Cernit Glamour - perlato o metallico
Cernit Neon Light - fluorescente
Cernit Nature's Colours - colori della natura

Cosa si può fare?  oggetti, ciondoli, rivestimenti per scatole e barattoli;magari unite a più materiali. Non c'è limite alla fantasia!!!

IO?

E' una tecnica che ho provato e sperimentato. Amo guardarla, so riconoscere un oggetto fatto bene e ho fatto dei lavori di cui sono pienamente soddisfatta ma...preferisco acquistare il prodotto finito da altre creative e/o utilizzare altre paste NON termoindurenti. (quali ad esempio la ceramica a freddo).
- La prima motivazione per cui l'ho accantonata (o la riprendo molto di rado) riguarda alla malleabilità.
Mi spiego meglio: quando non è ancora cotto (fatto indurire in forno) si ammorbidisce e diventa più malleabile lavorandola con le mani. Grazie al calore e al movimento la pasta si 'condiziona', diventando della giusta consistenza. Io ho le mani glaciali in inverno, questo fa si che io trovi delle difficoltà. La ceramica a freddo, ad esempio, invece, è molto più malleabile (anche troppo) ma lo vedremo in seguito.
- La seconda motivazione riguarda una cosa estremamente personale ma semplice: preferisco (manualmente parlando) occuparmi di altre tecniche perchè la sensazione di avere il fimo o la ceramica o l'argila non mi entusiasma.

Spero che questo post vi sia piaciuto.
Se avete domande scrivetemi un commento o contattatemi su uno dei social network .

Alla prossima
G-Round

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